venerdì 6 maggio 2016

PICCOLA GUIDA AL CONCORSO. OSSERVAZIONI SULLE PROVE.



Come avevamo già intuito, il Miur starebbe aggiustando il tiro per quanto riguarda le prove scritte del concorso scuola 2016: anche ieri, secondo le testimonianze raccolte dai forum dei siti specializzati, le domande non presentavano la richiesta della compilazione di UdA, UD e moduli
Una notizia importante anche perché molti candidati si stanno esercitando proprio su questa modalità, riscontrando grandi problemi nella resa sintetica di tutte le informazioni. 
commenti del 5 maggio sono più o meno gli stessi dei giorni precedenti: il tempo era decisamente poco e si è trattato di un tour de force sfiancante.

Detto ciò, vorrei provare a fare alcune osservazioni sulle tracce proposte per le classi di concorso A043/A050.


La storia della letteratura italiana non è un prospetto lineare e cronologico delle opere e degli autori che si sono susseguiti nel corso dei secoli, bensì la rappresentazione di un popolo e di una società, e ne riflette, attraverso le scelte linguistiche e le diverse visioni degli scrittori e delle scrittrici, la complessità e gli intrecci con i diversi sistemi socio-culturali ( cfr. economia, cultura materiale, costumi, arti, scienze) e geo-spaziali.

In una scuola in cui si richiede ormai un insegnamento sempre più dinamico ed attivo non è assolutamente più proponibile una tipologia di storia enciclopedica né una didattica che si svolga attraverso un meta-discorso sulla letteratura.
In primo piano, quindi, va posta l'esigenza di trasmettere agli studenti la memoria e di sollecitare nel contempo l'identificazione emotiva e la loro personale capacità di analisi e di giudizio.
Questa visione si concretizza, prima di tutto, con un modello didattico che punti al coinvolgimento diretto e attivo degli studenti nel processo di insegnamento- apprendimento. 

Le stesse UDA che sono state richieste andavano svolte ragionando sempre in quest'ottica, senza prescindere dal filo rosso del "contenuto", ma cercando di comprendere come interessare e rendere partecipi ed emotivamente implicati gli studenti.


Se le nuove generazioni, o le cd. generazioni native digitali, mostrano una grande rapidità nell'utilizzo degli strumenti informatici, è anche vero che mostrano, ugualmente, delle notevoli carenze e dei vuoti nella memoria storica e scarse capacità di giudizio originale ed autonomo e, quindi, una notevole propensione ad aderire acriticamente ad eventi e personaggi che spingono verso alti livelli emozionali, senza però essere incanalati in quel processo di identificazione emotiva che permetta loro di individuare l'oggetto/soggetto in cui identificarsi o dal quale distinguersi.


E' fondamentale che la scuola non abdichi, quindi, al suo ruolo di guida e di formazione, in modo da evitare il disorientamento, la dispersione e la superficialità, oltre all'impoverimento del linguaggio in cui troppo spesso i nostri giovani incorrono.


Bisogna proporre strumenti ed oggetti culturali differenti, la rete, i libri (da leggere e non da studiare), il cinema, la musica, le arti, osservati come "insiemi" di un "insieme" che, a sua volta, produce un "sistema" nel quale ogni elemento è concatenato all'altro.


Necessaria e mai abdicabile, in quest'ottica, si rivela la lettura diretta dei testi, l'utilizzo di documenti originali ( penso alla storia), intesi non solo come documenti scritti 

( grave pecca, questa, di molti docenti di storia e di geografia), ma fonti materiali per la decodificazione e l'interpretazione delle dinamiche culturali, sociali, storiche, geo-storiche e geografiche. 

Penso, ad esempio, ai cd. modelli delle piramidi delle età, si comprende molto e molto meglio il concetto di speranza di vita, di natalità e di mortalità, di demografia in generale, guardando e mettendo a confronto le varie piramidi di nazioni diverse che leggendo pagine e pagine di teoria, e, insieme, ne si comprendono altri elementi, l'ISU, le condizioni sanitarie, la mortalità infantile, l'indice di povertà;  si riconosce molto meglio l'orografia di un'area osservandola da una foto satellitare piuttosto che sulle obsolete, seppur bellissime, carte geografiche. 


La cultura egizia si decodifica con estrema semplicità di fronte al corredo funerario di un faraone ed alla lettura di testi originali, tratti dai geroglifici, in traduzione.

Le colonie magno-greche divengono un modello leggibile se ne si analizza la piantina e i resti archeologici ancora visibili.
Le differenze di genere sono semplici da comprendere se si osservano con attenzione i corredi funerari maschili e femminili.

Stesso discorso va fatto per la letteratura italiana (e mondiale, perché non è più tempo di stare nei recinti nazionali), analizzare il lessico di un autore, il suo stile culturale ed emotivo, estrarlo direttamente dai suoi testi, per poi arrivare alla sua visione della vita e della letteratura, è operazione ardua ma assai efficace sugli studenti, i quali riescono, poco alla volta, a riconoscere modelli strutturali e, quindi, di pensiero, a porre confronti, a instaurare affinità e similitudini fra autori ed epoche diverse.


Mi è capitato, ad esempio, di condurre, con una terza di secondaria superiore, un percorso sul concetto dell'amore e sulla visione della donna, partendo dalla Beatrice e, poi, dalla Francesca del V canto di Dante, per arrivare all'Angelica dell'Ariosto.

Non è stato facile, in principio, convincere una classe di soli maschi a riflettere su un tema del genere, però, mano a mano, gli studenti sono stati capaci di connettersi agli autori, attraverso i personaggi da loro creati e raccontati ed a costruire una sorta di mappa lessicale e poetica del modello femminile tra XIII e XVI secolo, intrecciandolo anche con la storia di quel periodo.

Altro percorso è stato fatto sul concetto di "conoscenza" e di "sapere" scientifico per questo stesso periodo, ed ugualmente siamo arrivati a saper riconoscere, "solo" partendo dai testi, la collocazione filosofica, storica e culturale, nonché sociale, degli autori affrontati, utilizzando sempre ed esclusivamente gli autori, la lettura ad alta voce e partecipata dei testi.


Ne deduco, dopo anni di ricerca-azione, che orientare alla complessità, invece che semplificare i percorsi, è fondamentale per sviluppare le competenze di base nei ragazzi, ne deduco anche che il professore/docente non può esimersi dallo studio continuo di nuovi modelli e di nuove strategie, che è un suo preciso dovere analizzare i bisogni della classe con la quale si trova ad interagire, che non può chiudersi nella turris eburnea del suo "sapere", poiché esso non "serve" (nella scuola) se non è messo a disposizione degli altri, se non è condiviso e mutuato, se non trova la strada giusta per toccare la curiosità ed il cuore degli alunni.


"Non c'è dubbio che ogni nostra conoscenza incomincia con l'esperienza", lo diceva Immanuel Kant nella sua Critica della ragion pura, e lo ribadisco, nel mio piccolo, anch'io in questa sede. 


L'esperienza è sempre e  solo diretta, non può passare tramite la narrazione di terzi, l'esperienza è immersione in un avvenimento, è imparare ad orientarsi, anche sbagliando più volte, l'esperienza personale è sempre il primo passo verso la consapevolezza del sé e dell'altro da sé.


A presto.

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