lunedì 25 aprile 2016

PICCOLA GUIDA AL CONCORSO 2016. PARTE TERZA. I BISOGNI FORMATIVI SPECIALI.

Scusandomi per il ritardo, dovuto ad un surplus di impegni lavorativi, pubblico ciò che vi avevo preannunciato. 


I BISOGNI FORMATIVI SPECIALI. NORMATIVA, LUOGHI COMUNI DA EVITARE, DIAGNOSI, STRATEGIE E STRUMENTI.


Concentriamoci prima sul concetto di “bisogno” e sulle sue modalità di rilevazione. Filologicamente, la parola deriva dal latino “bisonium” concetto che,presente già nella legge Salica, rimanda direttamente alla necessità di cura e di attenzione.
Ed è su questa accezione che si rende necessaria la nostra riflessione, qualora si definisca un quadro sia di bisogno, più in generale, sia di “bisogni educativi speciali”, più in particolare.
In realtà, a ben guardare, non esiste un alunno o una alunna che non abbia specifici bisogni formativi, poiché non esiste individuo vivente che non abbia bisogno di cura e di attenzione per crescere e per formarsi
La ben nota piramide di Maslow gerarchizza i bisogni, partendo da quelli di base ( fisiologia, sicurezza…) per arrivare a quelli apicali ( stima di sé, senso di appartenenza, autorealizzazione). Tali esigenze sono comuni a tutti gli esseri umani, di conseguenza è fondamentale tener sempre presente che, nell’alunno, nello studente, c’è un bisogno profondo di sviluppare competenze non tanto sul piano disciplinare ( anzi, possiamo dire che il concetto di “competenza disciplinare” sia una vera e propria contraddizione in termini) ma sul piano, più complesso e più diffuso, della formazione del sé.
La Carta di Ottawa del 1986, redatta dall’OMS, ha stabilito  e fissato un nuovo concetto di “salute”. 
Essa si realizza laddove si venga a creare uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non più semplicemente un’assenza di patologie
Questa nuova visione pone questioni importanti per chi lavora ed opera nel campo della formazione e dell’educazione, poiché non si può più intendere un BISOGNO EDUCATIVO SPECIALE  come uno stato patologico permanente, né come una forma di diversabilità da acquisire passivamente (errore, quest’ultimo che tuttora viene commesso laddove non si operi in team composti da personale informato e accuratamente formato in tal senso).

Ogni alunno può essere, in  una o più delle sue fasi di crescita, un alunno con Bisogni Educativi Speciali, ossia in ogni individuo possono crearsi, in determinate situazioni, ostacoli alla sua capacità di apprendimento, ostacoli che si debbono esaminare e che vanno analizzati costantemente non solo sul piano del “risultati” , delle “perfomances”, ma su quello psicologico e contestuale, del vissuto dello studente.
Per comprenderci, dopo una prima fase di osservazione del contesto classe, che è contesto di vita e di esperienze e che, quindi, è contesto da analizzare in tutte le sue manifestazioni ( quindi via dalla testa i "non voglio sapere nulla dei miei alunni, mi interessa solo che studino la mia materia" e altre amenità del genere), si rende necessario, da parte dell’intera comunità scolastica, la stesura di una “Mappa dei bisogni formativi”, a seguito della quale, eventualmente, si traccerà uno o vari PEI.
Il “sostegno”, quindi, in un'ottica come quella che stiamo analizzando, non è una funzione attivata dal solo insegnante “di sostegno”, poiché egli si occupa maggiormente di casi con certificazione (ma che, ve lo ricordo, è a tutti gli effetti anche insegnante dell’intera classe e, come tale, va coinvolto nel processo di insegnamento-apprendimento), il sostegno sui cd. BES è una funzione attivata dall’intero corpo insegnante sulla comunità di apprendimento e non solo sul singolo alunno.
A chi continua a dire frasi del tipo “l’alunno X non capisce quello che legge” o “ se lo chiamo alla lavagna non è in grado di scrivere” o “non sa fare semplici operazioni matematiche”, pensando, in tal modo, di aver risolto il suo personale problema per la sua disciplina, voglio ricordare che non è questo ciò che la scuola richiede ai suoi docenti, non chiede, in primo luogo, un discorso disciplinare ed individuale, non chiede giudizi netti e definitivi,meno che mai chiede di voltarsi dall’altra parte, chiudendosi nella fortezza della propria materia di insegnamento, lasciando la risoluzione del problema ad altri. 
Il gruppo docente deve lavorare insieme, sia con gli alunni diversamente abili, sia in casi nei quali si verifichino situazioni di bisogni educativi speciali, sforzandosi, in gruppo, di trovare strumenti e strategie didattiche adatte al superamento delle difficoltà.
In tale senso, colui che non segua tale percorso viola ben 5 articoli della Costituzione Italiana, primo fra tutti l’articolo 3, ponendosi al di fuori della comunità scolastica e venendo meno nei fatti ai suoi doveri di formatore.
Già la L. 517/1977 poneva al centro della scuola la persona, ispirandosi ai principi costituzionali di UGUAGLIANZA  e di SOLIDARIETA’.  
Gli strumenti introdotti successivamente, inerenti ai bisogni educativi speciali, sono tutti finalizzati alla piena e concreta realizzazione del DIRITTO ALL’EDUCAZIONE,  diritto sancito costituzionalmente dagli articoli compresi tra il 30 ed il 38 della nostra Costituzione..
Se a ciò aggiungiamo, il Libro Bianco dell’UE (1995) sull’istruzione e la formazione e l’introduzione del concetto essenziale dell’IMPARARE AD IMPARARE  e, quindi, dell’insegnamento come attività tesa a far acquisire tutti gli strumenti necessari per l’apprendimento, inteso come metadisciplina, ci rendiamo conto di quanto siano fuori luogo e vecchi certi atteggiamenti di chiusura difesi da parte di chi ancora insiste sulle "conoscenze" (o peggio ancora sui "contenuti") come unico elemento di valutazione.
Imparare è imparare a:
-conoscere
-fare
-vivere insieme
-essere.
Ogni istituzione scolastica ha sicuramente i suoi specifici bisogni formativi ( derivanti dal contesto socio-culturale della sua utenza, oltre che da singole situazioni individuali) che vanno indagati ed analizzati costantemente, tenendo presente che tali bisogni possono cambiare e possono interessare, nel corso del tempo, individui diversi in contesti che cambiano a loro volta. In un mondo che muta con una velocità impensabile fino a pochi anni fa, non si può pensare di rimanere fermi su pratiche didattiche e pedagogiche che si sono apprese in passato. 
Gli studenti di adesso hanno problemi e vivono situazioni e realtà che dobbiamo sforzarci di comprendere e non di giudicare.

Una classe multiculturale è già di per sé, ad esempio, una classe con Bisogni Educativi Speciali e come tale va trattata.

Questo insieme di elementi ci porta al punto cruciale della questione: dal concetto, ormai obsoleto, di INTEGRAZIONE  ( parola che ancora spesso capita di ascoltare…), si è ormai passati ad un processo ben più ampio, l’INCLUSIONE, che ha tutt’altre ricadute in campo formativo. Il gruppo classe, intendendo con esso docenti e studenti, DEVE  aprirsi per accogliere, attraverso un LAVORO COMUNE, la specificità di ogni bisogno. I docenti devono progettare e mettere in atto, dopo un lavoro di team e mai singolo, interventi mirati al successo FORMATIVO di ogni singolo alunno, partendo da un principio imprescindibile, quello che “Non è mai giusto far parti uguali tra disuguali” (Don Lorenzo Milani).

Di conseguenza, se mi trovo di fronte ad un allievo con BES, facciamo l’esempio di un allievo con DSA di tipo linguistico, non gli propinerò di certo pagine e pagine di letteratura da leggere ma ovvierò con strumenti alternativi, forniti ampiamente sia dal web che da fonti specializzate. 
L’audiolibro (cfr. la splendida operazione che Rai 3 porta avanti da anni con Ad alta voce), ad esempio, sarà un ottimo strumento compensativo, registrerò le mie lezioni e ne fornirò copia ad ogni studente che me la chiederà, oppure pubblicherò in podcast le mie lezioni ( cfr. il lavoro svolto mirabilmente da Luigi Gaudio) il riassunto orale si andrà a sostituire a quello scritto, le mappe concettuali, elaborate insieme ai compagni, in un’ottica di cooperazione attiva, si agganceranno allo studio più tradizionale, i power point verrano utilizzati con più frequenza  e saranno messi a disposizione di tutto il gruppo classe,nonché, quando se ne presenterà l'occasione, saranno realizzati dagli stessi alunni ( cfr. la mia esperienza presso il Liceo Maffucci di Calitri, nella sezione Downloads del sito dell'Istituto potete trovare i lavori di Storia realizzati dagli allievi delle classi seconde), al testo argomentativo o all'analisi testuale, sostituirò dei test a risposta chiusa.
Mi preoccuperò di creare costantemente situazioni di peer to peer, facendo lavorare gli studenti a coppia o in gruppi da me selezionati e non formatisi spontaneamente, cercherò di attivare al massimo l’ascolto attivo e modalità di comunicazioni mai assertive o preconfezionate ma calibrate costantemente sui contesti che avrò di fronte a me, mi attiverò perché la scuola presso la quale lavoro si doti di ogni strumento multimediale adatto al superamento del Bisogno ( software di scrittura vocale / lettoscrittura, LIM, ipertesti specifici; e mi fermo agli strumenti più diffusi). 
Non ragionerò in termini di programmi, ma di apprendimenti, non mi concentrerò sull’atto ( correttezza ortografica, coerenza, coesione, analisi) ma sul risultato.

E, soprattutto, non lascerò mai indietro lo studente o gli studenti con bisogni specifici, non procederò in aula come se i ragazzi con BES non ci fossero, anzi, testerò su di loro, prima che sugli altri, l’efficacia delle mie strategie, in un’ottica, non smetterò mai di ripeterlo, che si fonda sul principio della ricerca-azione e sull'approccio sistemico, ossia: documentazione dei bisogni-messa in atto di una strategia-verifica della ricaduta-analisi critica ed autovalutazione dei risultati raggiunti-ricalibratura dell’azione- e poi tutto dal principio.
Bene, spero di essere stata abbastanza utile.
Vi rimando, in ogni caso, ai siti dedicati, primi fra tutti i siti dedicati alla dislessia (www.aiutodislessia.net; www.didattikamente.net; www.aiditalia.org) ed al preziosissimo documento prodotto dall'associazione mondiale sulla dislessia di cui vi allego il link:  
www.aiutodislessia.net/un-prezioso-documento-da-international-dyslexia-association-ida-che-fornisce-utili-strategie-didattiche-per-alunni-dislessici-in-ogni-ordine-di-scuola.


A presto e buon lavoro!



Nessun commento:

Posta un commento