venerdì 29 aprile 2016

PICCOLA GUIDA AL CONCORSO. IV, LE TRACCE.


Pare che, da un primo sondaggio, la traccia più "difficile" tra le proposte di ieri sia stata quella che chiedeva come comunicare ai giovani il nostro patrimonio culturale.

E' chiaro che lo svolgimento di questa prova, così come delle altre, andava interpretato sempre secondo i dettami fondamentali dell'acquisizione delle competenze necessarie e fondanti per l'esercizio della cittadinanza attiva e per l'inclusione di TUTTI nella vita democratica del paese e dell'Unione Europea.
In tal senso, bisognava, quindi, soffermarsi su alcuni elementi chiave, primo fra tutti il principio di "identità" e di "appartenenza" ad una comunità, inserendolo in una problematica che deve necessariamente fare i conti con la complessità del nostro mondo contemporaneo, la "memoria a breve termine" che caratterizza gli attuali stili di apprendimento dei giovani e l'idea di "comunità allargata" che l'Europa ci chiede di veicolare e di abbracciare.

Una traccia del genere è la più indicativa di ciò che ci si attende dai nuovi docenti, la capacità di formare individui "implicati".

Mi soffermo su questo punto che è essenziale ai fini di qualsiasi altra traccia vi verrà proposta.
La neurodidattica "implicata", che è alla base delle nuove tendenze dell'insegnamento-apprendimento, comporta una partecipazione attiva del docente, in quanto "io" ausiliario nella relazione pedagogica e nella conseguente circolazione della parola e della comunicazione verbale.

I principi della neurodidattica prevedono, per forza di cose, ambienti di apprendimento e contesti multidisciplinari, quindi aperti alla "molteplicità" ed alla "complessità" (principi cardine del mondo attuale), 
La resilienza, ossia la resistenza che ogni individuo cerca di mettere in atto quando gli si chiede di "uscire dal sé " e di affrontare la diversità e, quindi, l'altro da sé, necessita di strategie di mediazione individualizzate che tengano conto :
-dell'individuo e del suo contesto interpsichico ed intrapsichico;
- del principio, ormai riconosciuto e dimostrato dagli studi delle neuroscienze, che l'individuo NON è IMMODIFICABILE.

Ogni azione, quindi, va diretta alla formazione progressiva di un SOGGETTO INTEGRATO.  

Il soggetto integrato dovrà essere in grado, nel corso della sua vita, e in seguito alle varie esperienze di formazione, di:
-adattarsi al cambiamento e, se necessario, provocarlo;
- conoscere se stesso ed i suoi desideri;
-superare le innate spinte regressive-libidico-egoistiche;
riconoscersi nell'altro e rapportarsi ad esso pur nel mantenimento della propria identità;
accettare attivamente la diversità in ogni sua manifestazione

In definitiva:
RAPPRESENTARSI COME PARTE INTEGRANTE, INTEGRATA ED ATTIVA DI UN SISTEMA COMPLESSO E DINAMICO, CONTINUAMENTE IN TRASFORMAZIONE.

 In tale contesto, la comunicazione del valore del nostro patrimonio culturale assume un significato assai rilevante, poiché esso contribuisce alla formazione di questo individuo, fornendogli quegli strumenti di consapevolezza, di appartenenza, di riconoscimento della diversità, di coscienza della complessità che sono alla base della sua stessa formazione individuale e della sua vita nella società.

Il primo passo che va fatto, in tal senso, è la conoscenza diretta dei beni culturali del proprio territorio, di come si è formata la cd. identità culturale dell'ambiente nel quale lo studente vive, della stratificazione storica, antropologica e etnologica di ciò che ha contribuito alla realizzazione della comunità odierna.

Le strategie sono molteplici, prima fra tutte, a mio avviso, va messa in atto la conoscenza sul campo, e, quindi, la visione diretta dei beni culturali locali, con visite guidate e laboratori di archeologia, storia, storia dell'arte tesi alla decodificazione della cultura materiale dei reperti storici ed artistici.

Altro elemento fondamentale sta nel confronto con i grandi processi dinamici italiani ed europei, al fine di comprendere il valore che la "località" ha di fronte al quadro generale.

La realizzazione di video, power- point- di gallerie fotografiche, di piccoli musei virtuali del territorio, di visite guidate realizzate dagli studenti stessi, l'adozione di uno o più monumenti, di mini spot sul patrimonio del nostro territorio, di eventi tesi alla valorizzazione e gestiti dai ragazzi può renderli parte attiva del processo e veicolare in loro la consapevolezza di possedere un patrimonio di valore inestimabile, frutto della complessa dinamica che è la storia dell'uomo sulla terra.

Vi invito a dare uno sguardo ai progetti da me realizzati, negli anni trascorsi, per il Museo Provinciale di Avellino, li trovate in rete.


Museo Narrante,  Laboratori didattici per le scuole, realizzazione di visite animate, musei installati nelle scuole e realizzati con il contributo attivo dei ragazzi, guide cartacee editate dagli studenti e così via.
Gli strumenti di cui si sono avvalsi per la loro concretizzazione sono stati quelli del linguaggio narrativo e  poetico, della ricerca storico-culturale, dell’ interdisciplinarietà, dell’osservazione diretta sul campo e del linguaggio audiovisivo.
Attraverso un’indagine sistematica del territorio, che ha tenuto conto di ogni aspetto significativo e caratterizzante, i luoghi selezionati sono stati eletti ad emblema di questa terra e proposti come tappe di un viaggio, punti di arrivo o di partenza per ulteriori esperienze di conoscenza e di fruizione. 
Per una ricerca più approfondita, guardate i siti di seguito elencati.

http://www.slideshare.net/servizieducativimuseoirpino

http://www.irpiniatv.it/notice_detail.php/tdi-est-locus-tracce-d-irpinia/8601

http://www.patrimoniosos.it/rsol.php?op=getarticle&id=24592

http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2006/07/10/Cronaca/AVELLINO-MUSEO-PROVINCIALE-IRPINO-3000-PARTECIPANTI-AL-PROGETTO-ARKEO_183426.php

Buon lavoro e in bocca al lupo!

giovedì 28 aprile 2016

Prove scritte. Nessuna sorpresa.

C'era da aspettarselo, le prime prove scritte di oggi hanno solo confermato quello che, come avevo anticipato, ci si attendeva. Quindi, concorrenti cari, concentratevi sulle metodologie didattiche e ragionate secondo un'ottica concreta di insegnamento-apprendimento.
Nei miei post precedenti ho a lungo insistito su questi aspetti che sono declinabili in ogni disciplina.
Mi raccomando, insistete su concetti chiari e sulla vostra idea di formazione, siate aderenti alle indicazioni europee, utilizzate una terminologia sintetica, tecnica ma non cadete nel burocratese o nel didattichese. Immaginate sempre di avere davanti a voi gli alunni e progettate, progettate e progettate.
La traccia di oggi sul come comunicare il valore dei beni culturali ai ragazzi era uno splendido esempio di didattica implicata.
Domani sarò più precisa. Intanto, in bocca al lupo!

lunedì 25 aprile 2016

PICCOLA GUIDA AL CONCORSO 2016. PARTE TERZA. I BISOGNI FORMATIVI SPECIALI.

Scusandomi per il ritardo, dovuto ad un surplus di impegni lavorativi, pubblico ciò che vi avevo preannunciato. 


I BISOGNI FORMATIVI SPECIALI. NORMATIVA, LUOGHI COMUNI DA EVITARE, DIAGNOSI, STRATEGIE E STRUMENTI.


Concentriamoci prima sul concetto di “bisogno” e sulle sue modalità di rilevazione. Filologicamente, la parola deriva dal latino “bisonium” concetto che,presente già nella legge Salica, rimanda direttamente alla necessità di cura e di attenzione.
Ed è su questa accezione che si rende necessaria la nostra riflessione, qualora si definisca un quadro sia di bisogno, più in generale, sia di “bisogni educativi speciali”, più in particolare.
In realtà, a ben guardare, non esiste un alunno o una alunna che non abbia specifici bisogni formativi, poiché non esiste individuo vivente che non abbia bisogno di cura e di attenzione per crescere e per formarsi
La ben nota piramide di Maslow gerarchizza i bisogni, partendo da quelli di base ( fisiologia, sicurezza…) per arrivare a quelli apicali ( stima di sé, senso di appartenenza, autorealizzazione). Tali esigenze sono comuni a tutti gli esseri umani, di conseguenza è fondamentale tener sempre presente che, nell’alunno, nello studente, c’è un bisogno profondo di sviluppare competenze non tanto sul piano disciplinare ( anzi, possiamo dire che il concetto di “competenza disciplinare” sia una vera e propria contraddizione in termini) ma sul piano, più complesso e più diffuso, della formazione del sé.
La Carta di Ottawa del 1986, redatta dall’OMS, ha stabilito  e fissato un nuovo concetto di “salute”. 
Essa si realizza laddove si venga a creare uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non più semplicemente un’assenza di patologie
Questa nuova visione pone questioni importanti per chi lavora ed opera nel campo della formazione e dell’educazione, poiché non si può più intendere un BISOGNO EDUCATIVO SPECIALE  come uno stato patologico permanente, né come una forma di diversabilità da acquisire passivamente (errore, quest’ultimo che tuttora viene commesso laddove non si operi in team composti da personale informato e accuratamente formato in tal senso).

Ogni alunno può essere, in  una o più delle sue fasi di crescita, un alunno con Bisogni Educativi Speciali, ossia in ogni individuo possono crearsi, in determinate situazioni, ostacoli alla sua capacità di apprendimento, ostacoli che si debbono esaminare e che vanno analizzati costantemente non solo sul piano del “risultati” , delle “perfomances”, ma su quello psicologico e contestuale, del vissuto dello studente.
Per comprenderci, dopo una prima fase di osservazione del contesto classe, che è contesto di vita e di esperienze e che, quindi, è contesto da analizzare in tutte le sue manifestazioni ( quindi via dalla testa i "non voglio sapere nulla dei miei alunni, mi interessa solo che studino la mia materia" e altre amenità del genere), si rende necessario, da parte dell’intera comunità scolastica, la stesura di una “Mappa dei bisogni formativi”, a seguito della quale, eventualmente, si traccerà uno o vari PEI.
Il “sostegno”, quindi, in un'ottica come quella che stiamo analizzando, non è una funzione attivata dal solo insegnante “di sostegno”, poiché egli si occupa maggiormente di casi con certificazione (ma che, ve lo ricordo, è a tutti gli effetti anche insegnante dell’intera classe e, come tale, va coinvolto nel processo di insegnamento-apprendimento), il sostegno sui cd. BES è una funzione attivata dall’intero corpo insegnante sulla comunità di apprendimento e non solo sul singolo alunno.
A chi continua a dire frasi del tipo “l’alunno X non capisce quello che legge” o “ se lo chiamo alla lavagna non è in grado di scrivere” o “non sa fare semplici operazioni matematiche”, pensando, in tal modo, di aver risolto il suo personale problema per la sua disciplina, voglio ricordare che non è questo ciò che la scuola richiede ai suoi docenti, non chiede, in primo luogo, un discorso disciplinare ed individuale, non chiede giudizi netti e definitivi,meno che mai chiede di voltarsi dall’altra parte, chiudendosi nella fortezza della propria materia di insegnamento, lasciando la risoluzione del problema ad altri. 
Il gruppo docente deve lavorare insieme, sia con gli alunni diversamente abili, sia in casi nei quali si verifichino situazioni di bisogni educativi speciali, sforzandosi, in gruppo, di trovare strumenti e strategie didattiche adatte al superamento delle difficoltà.
In tale senso, colui che non segua tale percorso viola ben 5 articoli della Costituzione Italiana, primo fra tutti l’articolo 3, ponendosi al di fuori della comunità scolastica e venendo meno nei fatti ai suoi doveri di formatore.
Già la L. 517/1977 poneva al centro della scuola la persona, ispirandosi ai principi costituzionali di UGUAGLIANZA  e di SOLIDARIETA’.  
Gli strumenti introdotti successivamente, inerenti ai bisogni educativi speciali, sono tutti finalizzati alla piena e concreta realizzazione del DIRITTO ALL’EDUCAZIONE,  diritto sancito costituzionalmente dagli articoli compresi tra il 30 ed il 38 della nostra Costituzione..
Se a ciò aggiungiamo, il Libro Bianco dell’UE (1995) sull’istruzione e la formazione e l’introduzione del concetto essenziale dell’IMPARARE AD IMPARARE  e, quindi, dell’insegnamento come attività tesa a far acquisire tutti gli strumenti necessari per l’apprendimento, inteso come metadisciplina, ci rendiamo conto di quanto siano fuori luogo e vecchi certi atteggiamenti di chiusura difesi da parte di chi ancora insiste sulle "conoscenze" (o peggio ancora sui "contenuti") come unico elemento di valutazione.
Imparare è imparare a:
-conoscere
-fare
-vivere insieme
-essere.
Ogni istituzione scolastica ha sicuramente i suoi specifici bisogni formativi ( derivanti dal contesto socio-culturale della sua utenza, oltre che da singole situazioni individuali) che vanno indagati ed analizzati costantemente, tenendo presente che tali bisogni possono cambiare e possono interessare, nel corso del tempo, individui diversi in contesti che cambiano a loro volta. In un mondo che muta con una velocità impensabile fino a pochi anni fa, non si può pensare di rimanere fermi su pratiche didattiche e pedagogiche che si sono apprese in passato. 
Gli studenti di adesso hanno problemi e vivono situazioni e realtà che dobbiamo sforzarci di comprendere e non di giudicare.

Una classe multiculturale è già di per sé, ad esempio, una classe con Bisogni Educativi Speciali e come tale va trattata.

Questo insieme di elementi ci porta al punto cruciale della questione: dal concetto, ormai obsoleto, di INTEGRAZIONE  ( parola che ancora spesso capita di ascoltare…), si è ormai passati ad un processo ben più ampio, l’INCLUSIONE, che ha tutt’altre ricadute in campo formativo. Il gruppo classe, intendendo con esso docenti e studenti, DEVE  aprirsi per accogliere, attraverso un LAVORO COMUNE, la specificità di ogni bisogno. I docenti devono progettare e mettere in atto, dopo un lavoro di team e mai singolo, interventi mirati al successo FORMATIVO di ogni singolo alunno, partendo da un principio imprescindibile, quello che “Non è mai giusto far parti uguali tra disuguali” (Don Lorenzo Milani).

Di conseguenza, se mi trovo di fronte ad un allievo con BES, facciamo l’esempio di un allievo con DSA di tipo linguistico, non gli propinerò di certo pagine e pagine di letteratura da leggere ma ovvierò con strumenti alternativi, forniti ampiamente sia dal web che da fonti specializzate. 
L’audiolibro (cfr. la splendida operazione che Rai 3 porta avanti da anni con Ad alta voce), ad esempio, sarà un ottimo strumento compensativo, registrerò le mie lezioni e ne fornirò copia ad ogni studente che me la chiederà, oppure pubblicherò in podcast le mie lezioni ( cfr. il lavoro svolto mirabilmente da Luigi Gaudio) il riassunto orale si andrà a sostituire a quello scritto, le mappe concettuali, elaborate insieme ai compagni, in un’ottica di cooperazione attiva, si agganceranno allo studio più tradizionale, i power point verrano utilizzati con più frequenza  e saranno messi a disposizione di tutto il gruppo classe,nonché, quando se ne presenterà l'occasione, saranno realizzati dagli stessi alunni ( cfr. la mia esperienza presso il Liceo Maffucci di Calitri, nella sezione Downloads del sito dell'Istituto potete trovare i lavori di Storia realizzati dagli allievi delle classi seconde), al testo argomentativo o all'analisi testuale, sostituirò dei test a risposta chiusa.
Mi preoccuperò di creare costantemente situazioni di peer to peer, facendo lavorare gli studenti a coppia o in gruppi da me selezionati e non formatisi spontaneamente, cercherò di attivare al massimo l’ascolto attivo e modalità di comunicazioni mai assertive o preconfezionate ma calibrate costantemente sui contesti che avrò di fronte a me, mi attiverò perché la scuola presso la quale lavoro si doti di ogni strumento multimediale adatto al superamento del Bisogno ( software di scrittura vocale / lettoscrittura, LIM, ipertesti specifici; e mi fermo agli strumenti più diffusi). 
Non ragionerò in termini di programmi, ma di apprendimenti, non mi concentrerò sull’atto ( correttezza ortografica, coerenza, coesione, analisi) ma sul risultato.

E, soprattutto, non lascerò mai indietro lo studente o gli studenti con bisogni specifici, non procederò in aula come se i ragazzi con BES non ci fossero, anzi, testerò su di loro, prima che sugli altri, l’efficacia delle mie strategie, in un’ottica, non smetterò mai di ripeterlo, che si fonda sul principio della ricerca-azione e sull'approccio sistemico, ossia: documentazione dei bisogni-messa in atto di una strategia-verifica della ricaduta-analisi critica ed autovalutazione dei risultati raggiunti-ricalibratura dell’azione- e poi tutto dal principio.
Bene, spero di essere stata abbastanza utile.
Vi rimando, in ogni caso, ai siti dedicati, primi fra tutti i siti dedicati alla dislessia (www.aiutodislessia.net; www.didattikamente.net; www.aiditalia.org) ed al preziosissimo documento prodotto dall'associazione mondiale sulla dislessia di cui vi allego il link:  
www.aiutodislessia.net/un-prezioso-documento-da-international-dyslexia-association-ida-che-fornisce-utili-strategie-didattiche-per-alunni-dislessici-in-ogni-ordine-di-scuola.


A presto e buon lavoro!



domenica 10 aprile 2016

PROSSIMAMENTE...

Visto il gran numero di visualizzazioni dei post dedicati al concorso docenti, circa 500 in cinque giorni, vi comunico che il prossimo post sarà dedicato alla normativa dedicata ai BES ed ai DSA ma, soprattutto, alle strategie ed alle attività didattiche per l'inclusione. Insomma pratica, pratica e pratica.
Mi permetto di suggerirvi un ottimo testo, usato anche da me per lo scorso concorso. Lo trovate per tutte le classi di concorso. Qui pubblico la foto di quello per le materie letterarie. Inoltre, vi suggerirei di dare uno sguardo al sito del CIDI di Milano. Un vero faro nel mare magnum dei corsi di preparazione.

Nell'attesa, vi fornisco una traccia da svolgere:
Tra le competenze chiave di cittadinanza compare la "Comunicazione nelle lingue straniere". Con quali metodologie e strategie didattiche pluri/interdisciplinari gli insegnanti di L1 ed L2/L3 potrebbero rendere più agevole l'apprendimento delle lingue straniere, lavorando in team?
Per coloro che partecipano ad altre classi di concorso:
Tra le competenze chiave di cittadinanza compare "Acquisire ed interpretare l'informazione". Quali metodologie e strategie didattiche l'insegnante potrebbe mettere in atto per permettere agli studenti di conseguire tale competenza?


Resto a vostra disposizione per ogni dubbio, quesito, perplessità, sostegno.


mercoledì 6 aprile 2016

PICCOLA GUIDA AL CONCORSO 2016. PARTE SECONDA. LA LINGUISTICA.

Il concorso 2012 aveva, tra le sue tracce, questa: 
Esplicitare le principali differenze tra lingua scritta e lingua parlata in vista di specifici percorsi di sviluppo delle abilità linguistico-comunicative.

Bene, proviamo a tracciare una scaletta.


In primo luogo riflettiamo sulla trasversalità della lingua italiana, da materia con un proprio statuto disciplinare a materia contaminata, veicolo per l'apprendimento. 
L'UE, nel definire il concetto di "curricolo per competenze chiave", indica la L1, ossia la lingua madre, come uno strumento base per raggiungere tali competenze. Vi rimando per questo alle otto competenze chiave ed al curricolo verticale, nonché al concetto di longlife learning.

Ne consegue, quindi, che l'insegnamento di L1, collocato nell'asse linguistico, travalica tali confini e si colloca in un quadro più ampio, destinato all'acquisizione del saper fare, e, meglio ancora, per usare una definizione famosa, del "saper fare con ciò che si ha".
L'educazione linguistica è il primo segno di democrazia di una scuola e di un ente di formazione ed educazione nazionale, poiché essa stessa è democratica, garantendo a tutti i mezzi per il raggiungimento del diritto alla parola e, quindi, del diritto alla cittadinanza ed alla cittadinanza attiva.

Il mondo attuale, così influenzato da enti informali di formazione, sta vivendo una sorta di ritorno alle identità dialettali, soprattutto nelle aree interne e nelle classi sociali meno colte, ossia che meno hanno necessità, o meno credono di averne, di esprimersi su più livelli comunicativi e con differenti registri linguistici. Il dialetto, ovviamente, come eredità identitaria e culturale, non va demonizzato né censurato, nemmeno all'interno dell'ambiente di apprendimento scolastico. 
Tuttavia bisogna fare in modo che non accada il fenomeno opposto, ossia che alcuni gruppi di persone non si rivelino più in grado di utilizzare la propria lingua madre e, quindi, vengano esclusi dalla partecipazione attiva e democratica alla vita del proprio paese, rinunciando a sviluppare in loro le competenze chiave.

Punto fondamentale dell'insegnamento della lingua, quindi, è il percorrere l'Asse diafasico, ossia l'incontro tra l'italiano parlato, quello degli alunni, e l'italiano "aulico", burocratico dello standard scolastico. Senza questa consapevolezza, ossia senza lo sforzo a voler e dover migliorare le complessive capacità socio-semiotiche e linguistico-culturali per TUTTI non c'è formazione e non c'è democrazia nel processo di insegnamento-apprendimento.

Parole chiave sono:
-mobilità= al fine di raggiungere un traguardo minimo, sapersi dislocare su piani comunicativi diversi, smontando e rimontando le strutture linguistiche;
-dialogicità= l'azione costante del formatore di porre domande, problematizzare senza mai fornire soluzioni precostituite, comunicare intersoggettivamente.
In tal senso, la mobilità si definisce più complessivamente in sintattica-testuale e cognitiva.

Nella lingua scritta, ciò che risulta fondamentale è l'attività di combinare frasi, acquisire e far acquisire consapevolezza delle differenti scale di combinazioni dei testi e delle frasi, salvaguardare e insistere sulla dinamicità del progetto testuale di ciascuno, senza voler imporre schemi prestabiliti.L'educazione alla testualità deve essere graduale, così come graduali devono essere le proposte testuali stesse. Risulterebbe assai utile, ad esempio, spingere progressivamente gli allievi a divenire autori, elaborando ipertesti, per poi portali alla lettura e, quindi alla produzione di testi analitici.( cfr. la mobilità di cui sopra)

Di fronte ad una lingua parlata così povera spesso e ad una lingua scritta che risente, ancora di più, delle nuove tecnologie di comunicazione che addirittura suggeriscono ( si veda il linguaggio intuitivo T9) cosa scrivere e come, bisogna attivare strategie basate sugli spostamenti, ossia diversificare situazioni e compiti nell'interazione verbale della classe.
Fondamentali divengono la condivisione, la collaborazione e l'interazione verbale nella classe che è comunità di apprendimento.

In questa comunità TUTTE le lingue presenti debbono necessariamente intrecciarsi e dialogare tra loro, l'interazione verbale si sostanzia
-nel creare ambienti di apprendimento diversificati, integrando sempre oralità e scrittura
-utilizzare la funzione euristica della lingua parlata e del parlato in generale
-creare livelli che si caratterizzino per un dislivello informativo, in modo da far confluire nell'ambiente classe una varietà di dati che, poi, insieme, verranno socializzati, condivisi ed integrati.

I miei sono spunti. Potete decidere se approfondire un aspetto o un altro. Il mio consiglio è quello di insistere molto sulla democraticità, sulla trasversalità, sugli assi, in particolare quello diafasico, sulle strategie  di mobilità cognitiva e su quelle di interazione e di dialogo.

Buon lavoro.
Eldarissa


martedì 5 aprile 2016

OGGI.

oggi, da sola, per strada, di ritorno da scuola, ho pensato di poter morire. le terre d'altura, che tante volte avevo sentito madre, sorella, complice, confidente, amica, oggi mi sono apparse ostili, pronte a spezzarmi, a infrangere la mia esilissima esistenza. oggi come mai prima ho avvertito la morte del mondo, di questo mondo, così attento, guardingo, così pronto a divorare ogni essere che ancora pulsa e vive. un generale invisibile e spietato che non fa prigionieri, che fucila alle spalle, che si diverte a guardare languire i suoi figli, mai amati, mai voluti se non per offrirli poi come martiri. ogni singolo metro di asfalto che divideva gli alberi, ogni casa mal riuscita, vomitata dal gran naufragio dell'ultimo tremito delle argille, ogni infisso di alluminio, ogni cartello con su scritto "vendesi" attaccato ad abitazioni abbandonate e sordide nel loro osceno esporsi di pilastri e di cemento armato, ogni deposito di materiali edili ormai desueti e fattisi tutt'uno con la roccia denudata,con la cava aperta nel fianco, ferita sanguinante e mai richiusa, mai curata, ogni rosa, verde, giallino, bianco dei muri sporcati dall'umidità mi erano addosso, implacabili, invitandomi,prima, flessuosi e, aizzandomi poi volgari, alla resa, a una richiesta di tregua che nascondeva -lo so- il supplizio capitale. oggi il mio sguardo si è fatto più lucido, le mie mani si sono rattrappite in uno sforzo estremo, nel tentativo di aprirmi un'uscita, un varco da questo luogo che non è domani, né ieri ma solo oggi, solo ora, solo un adesso circolare, sempre muto, astioso, stizzito, sempre invidioso del bene, del respiro, della vita. come i corpi dilaniati delle giovani volpi di marzo, dei porcospini, dei gatti, dei cani, strazianti lapidi a quel procedere che è invece stare immobili, testimoni silenziosi e cruenti del compiaciuto e voglioso desiderio di carni, di fremiti, di battiti che questa terra chiede. gli occhi sempre puntati sulla preda, semichiusi nello sforzo di puntare chi barcolla, chi sta per cedere, chi non ha più forze. occhi che precedono mani facili a spingere nel vuoto di cui si ciba,mandanti di nuovi sacrifici, ingorde, con le fauci spalancate, aperte senza ritegno a svelare un fondo mai pieno, mai sazio, mai pago. oggi ho avvertito, con quella parte che conserva l'istinto animalesco e salvifico di sopravvivenza,e per questo più vero, più acuto, che non c'è vita qui, solo un inerte resistere, affannarsi, sfiancarsi vano. i dolori di coloro che percorrono questi luoghi non si incontrano, si inginocchiano su suoli diversi,pregano a voce troppo bassa, aprono le braccia, tendono le dita fino all'estremo sforzo ma non si toccano. solitudini ferme con intorno altre solitudini, disperazioni mai ascoltate che non sanno accogliere altre disperazioni. nessun andare avanti, nessun progredire, solo un immobile e risentito stare e stare qui. nessuna speranza , nessun alito di vita, nessun attimo di bene, una lontananza siderale, come siderale è il silenzio di ultima stella ormai morta ma ancora visibile nel cielo. nuovi sacrifici pretende questa terra, ogni giorno nuove vittime, nuovi sacerdoti, asserviti, indolenti, svuotati,ciechi, canne nel quale soffia il vento di tramontana, corpi senza voce. nuovi adepti per il suo culto di dannazione e di morte. (e. m.) 

Venerdì

Nella giornata di venerdì pubblicherò la seconda parte della Guida al concorso 2016.


domenica 3 aprile 2016

STRATIGRAFIA DEL QUOTIDIANO.


Amica mia cara, molto accade o forse nulla, il sole sembra essere più caldo in queste mattine di un aprile che non vuole farsi primavera, i merli popolano rumorosi il grande albero di acacia che separa il mio balcone dalla valle, un cane abbaia disperato aspettando che rientrino i suoi padroni e io vago nelle stanze di questo luogo dove ho posto dimora senza saper esattamente cosa fare e, una volta deciso, abbandonandone anche la sola idea. Eppure tanto ci sarebbe da sistemare, tra i miei vestiti che occupano come truppe militari troppo ingombranti l'armadio a quattro ante della camera da letto e due bauli di legno, un assedio stratificato che nemmeno saprei decodificare, che nemmeno uno scavo potrebbe mettere su un matrix di ante e post . Ciò che copre è più recente di ciò che è coperto, ciò che taglia si appoggia a ciò che è tagliato, e il conglomerato naturale, e il terreno vergine e le pomici di Avellino e l'eruzione di Pollena. Potrei mettermi a cucinare ma anche quello non avrebbe senso. Ogni gesto, ogni occupazione mi pare come una scusa, una perdita di un tempo che dovrei destinare ad altro, a qualcosa di più importante e grande. Forse questo qualcosa è la scrittura, ma non ne sono del tutto certa, perché anche mentre scrivo sento che i pensieri corrono più veloci, assai più veloci delle mie dita e degli input che lancio al pc. Come se io fossi perennemente avanti, oltre, al di là di ciò che faccio, come se non ci fosse mai contemporaneità, coincidenza temporale fra ciò che immagino e ciò che, poi, tento di descrivere. Stare a telefono ora mi pesa, vorrei dire tanto e non ci riesco, mi sembro ripetitiva e petulante e noiosa e non ce la faccio a reggere un'intera conversazione. Sono in costante dissidio con me stessa, mi giudico, mi analizzo, mi esamino, mi boccio. Sono come una banconota falsa messa in circolo, non valgo quanto appaio, mi esibisco nella consapevolezza piena di essere una furfante, una ladra o, meglio, una finzione menzognera ben impacchettata, ben esposta. Mai ciò che scrivo fotografa le mie visioni, quando le stendo, le metto in lettere, vocali, consonanti, sillabe, sono già svanite da tempo e perdono intensità, se mai ne avevano avuta. Mi rifugio nelle letture, nei giochi di parole, nei film che amo e sogno una vita che, ormai, non mi è più permessa, un sogno doloroso perché ora è irrealizzabile mentre prima poteva ancora accadere, ancora concretarsi. Cos'è questo andare avanti, questo procedere verso la fine? Per questo, amica mia, siamo stati generati? Per vivere nell'attesa che arrivi il nostro giorno? Io credo di sì, credo che ci sia verità in noi solo nell'istante in cui ce ne andiamo via per sempre, dopo quel pochissimo che siamo stati. Tutto il tempo in mezzo non è che un'attesa, un vano agitarsi per lasciare una traccia, per aggrapparci ad un'illusione di vita e di respiro.Dovremmo aspirare ogni giorno, ogni minuto, alla libertà, alla vera libertà che ci concederebbe il senso dello stare qui ed ora, ma non nasciamo liberi, né lo diveniamo, e per nostra precisa scelta, ad ogni paletto che mettiamo, ad ogni difesa che frapponiamo fra noi e la vita, ad ogni impegno che ci assumiamo, quando lavoriamo, quando fissiamo appuntamenti, quando andiamo di fretta per correre verso l'ennesimo inutile incontro. Non credo più in questo, amica mia cara, non ci credo più, io non riesco a sopportare l'idea che si venga al mondo per lavorare e per fare figli e per ammucchiare danaro e consumare beni. ma non ho coraggio per cambiare il corso nel quale mi trovo da sempre e mi accorgo che quella che pensavo fosse un'idea di libertà, uno spazio vitale, altro non è se non l'ennesima gabbia nella quale sono andata a rifugiarmi. Ho sempre avuto terrore della gabbie, sin da quando mia nonna, da bambina, mi portava alla zoo di napoli ogni giovedì pomeriggio. Soffrivo a vedere il leone andare su e giù ossessivamente, lo scimpanzé allungare il braccio a chiedere cibo, o forse no, forse aiuto, le due giraffe spelacchiate e polverose che guardavano un oltre fatto di pochi eucalipti e tanto rumore di auto. Soffro anche ora quando vedo un essere vivente intrappolato, circondato, recintato. Ma io non sto meglio di loro, dentro di me, anche se posso muovermi, io non sono più libera o meno infelice. E sai, amica cara, ? Sai che ho l'esatta consapevolezza che andrà così fino alla fine dei miei giorni, poiché ciò che mi manca è quella sicurezza che viene dal coraggio, quella sfrontatezza che ereditiamo dai geni materni, quella forza che non possiedo, allevata come sono stata nel sospetto, nella paura e nel recinto che precludeva al rifiuto. Lo so, ora lo so, è questa la vita, la mia vita, dolore, recriminazioni, rimpianti, rimorsi e traumi mai superati. Assenza di bene, di bene per me, rivolto a me. Assenza di attenzione, di ascolto. Paura di disturbare, consapevolezza di dovermi nascondere e di non dover dare fastidio alcuno. Coltivo il dubbio e la speranza, Amica cara, ma non ho più forze per me, non ho entusiasmi, non ho sorrisi. Ogni cosa è fuori, è distante, è lontanissima.
Scusa questi deliri, ma solo a una amica posso confessare, qui ed ora, il mio quotidiano fallimento.un abbraccio

PICCOLA GUIDA AL CONCORSO DOCENTI 2016. (PRIMA PARTE)


Inizio qui una serie di miei pubblicazioni (e considerazioni) destinate a chi dovrà partecipare al concorso docenti 2016.

Quando, nel 2012-2013, iniziai a preparare il concorso a cattedre, che poi vinsi, mi resi conto molto presto dell'enorme confusione che regnava  anche in molti corsi di preparazione. 
Così decisi di affidarmi allo studio ed alla splendida esperienza del Cidimi di Milano. Debbo alle loro lezioni buona parte dei miei risultati.
Metto a vostra disposizione, da oggi, una serie di sinossi, stilate da me,  sulle tematiche più significative che bisognerà affrontare.

Spero si rivelino utili.
Eldarissa




I. L'APPRENDIMENTO.
La funzione del docente e, in particolare, del docente di L1, Italiano, è divenuta una funzione assai più complessa, dinamica e articolata, che deve dialogare con le altre discipline, oltre che con se stessa, poiché è la competenza fondamentale per la veicolazione di ogni altro sapere e lo strumento per ogni processo di apprendimento.
Questo aspetto va sempre tenuto ben presente se non si vuole correre il rischio di restar chiusi all'interno di un recinto rassicurante ma non più al passo con la nostra società, basata su dinamiche complesse, sistemiche e interagenti fra loro.

Nelle neuroscienze, oggi, si parla di una neurodidattica IMPLICATA E MULTIDISCIPLINARE= APERTA ALLA MOLTEPLICITà ED ALLA COMPLESSITà, I VERI CARDINI DEL MONDO ATTUALE, PER ARRIVARE A UN SOGGETTO INTEGRATO.

IL PROCESSO DI APPRENDIMENTO COINVOLGE IL DOCENTE ATTIVAMENTE, NON LO PONE SU UN PIANO ALTRO, DISTANTE, MA LO IMPLICA, PER L'APPUNTO, NELLE VARIE FASI. IL DOCENTE E' PARTE DEL PROCESSO.

IL DOCENTE è UN AUSILIARIO E UN FACILITATORE, OLTRE CHE UN REGISTA CHE CREA AMBIENTI DI APPRENDIMENTO SPECIFICI CON DETERMINATI OBIETTIVI.

L'AMBIENTE DI APPRENDIMENTO NON E' UNA SITUAZIONE CASUALE, MA UN ARTEFATTO COGNITIVO CHE SI BASA SULL'INTENZIONALITA' MANIFESTA E SULLA PROGETTAZIONE, OLTRE CHE SU UNA PREVENTIVA ANALISI DEI BISOGNI.
  • PROPORRE UN TEMA-PROBLEMA
  • FORNIRE STRUMENTI DIVERSIFICATI PER LA RISOLUZIONE
  • NEGOZIARE TEMPI E MODI DI APPRENDIMENTO
  • INDIVIDUARE STRATEGIE PERSONALI DI PROBLEM SOLVING SENZA IMPORRE UN'UNICA STRADA PER LA RISOLUZIONE
  • OGNI STUDENTE DEVE ESSERE MESSO IN CONDIZIONE,OPPORTUNAMENTE GUIDATO, DI FORMULARE UNA PROPRIA MAPPA COGNITIVA PER ARRIVARE AD UNA
  • PRODUZIONE ORIGINALE E NON Più, INVECE, AD UNA MERA RIPRODUZIONE.

NOTA PERSONALE: IMMAGINATELO COME IL SET DI UN FILM COL DOCENTE COME REGISTA. GLI STUDENTI/ATTORI, SEGUENDO LE INDICAZIONI DEL REGISTA, CREANO LA CARATTERIZZAZIONE DEI LORO PERSONAGGI IN MODO ORIGINALE E PROPRIO, SEMPRE SOSTENUTI, ACCOLTI E CONTENUTI DA UN AMBIENTE PRECOSTITUITO AD HOC.

OBIETTIVO PRIORITARIO E' QUELLO DI UNO STUDENTE COMPETENTE E IL Più POSSIBILE AUTONOMO E ORIGINALE NELLA PRODUZIONE ORALE E SCRITTA.


II. DIRITTI COSTITUZIONALI, NORMATIVA EUROPEA, NORMATIVA ITALIANA E BISOGNI FORMATIVI.
Il nuovo concetto di bisogno formativo e le sue modalità di rilevazione. Secondo la cosiddetta piramide di Muslowe l'individuo ha la seguente gerarchia di bisogni:
1. fisiologici
  1. di sicurezza
  2. di appartenenza
  3. di stima
  4. di auto-realizzazione.
Da ciò consegue la necessità di una preventiva ANALISI DEI BISOGNI del singolo individuo prima di ogni progettazione didattica-formativa.

La carta di Ottawa del 1986 ha stabilito un nuovo concetto di salute, tale concetto verrà poi recepito dall'OMS negli anni '90.

La salute non è semplicemente un'assenza di stati patologici, ma è, invece, uno stato di completo benessere, non solo fisico, ma anche mentale, emotivo e sociale.

Un'indagine della Commissione Europea, condotta negli anni a cavallo tra il decennio 1990-2000 evidenzia, per ciò che concerne e interessa gli enti di istruzione e formazione nazionali, un BISOGNO generalizzato di sviluppare competenze.
Tra queste sono state individuate delle competenze base, o key-competences, nell'asse dei linguaggi:
  • leggere
  • scrivere
  • ascoltare
  • parlare.

La Costituzione Italiana, negli articoli che si riferiscono ai diritti soggettivi inalienabili, stabilisce, appunto, il diritto, per ogni cittadino, al di là di differenze di genere, estrazione, cultura e religione, all'uguaglianza (Art. 3), alla salute (Art. 32 e vedi supra OMS), allo studio e all'educazione( Aarrtt.30, 34 e 38)

Da ciò ne consegue che la funzione docente, all'interno dell'attuale istituzione scolastica, DEVE NECESSARIAMENTE tener conto di tali diritti, individuando i BISOGNI FORMATIVI DI OGNI SINGOLO ALUNNO e, nel caso di BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI ( all'interno dei quali si collocano, ad esempio, anche le classi plurilingua e multiculturali sempre più diffuse nelle scuole italiane), stilare e tracciare collegialmente, attraverso il coinvolgimento del c.d.c., del D.S. e delle famiglie dei PIANI EDUCATIVI INDIVIDUALIZZATI( Dlsg 297/94, art. 314, nel quale si sancisce con chiarezza la FUNZIONE COMUNE DI SOSTEGNO DEL CORPO DOCENTE, SIA INDIVIDUALMENTE, SIA NEL SUO ORGANO COLLEGIALE DIRETTO, OSSIA IL CONSIGLIO DI CLASSE, in casi di BES) tarati sul singolo individuo al fine di ottenere la piena REALIZZAZIONE DEL DIRITTO, SANCITO COSTITUZIONALMENTE E PER QUESTO INALIENABILE,ALL'UGUAGLIANZA DI TRATTAMENTO E, QUINDI, ALL'EDUCAZIONE.

SI DEVE QUINDI:
PROGETTARE E REALIZZARE INTERVENTI MIRATI AL SUCCESSO FORMATIVO SULLA BASE DELL'ANALISI DI:
  • BISOGNI DIDATTICI
  • BISOGNI RELAZIONALI
L'AZIONE DEL DOCENTE -E DELL'ORGANO COLLEGIALE PREPOSTO- DEVE MUOVERSI SU ENTRAMBI QUESTI BINARI CHE NON SONO DIVISI MA SI INTERSECANO ALL'INTERNO DEL SISTEMA COMPLESSO “CLASSE”IN GENERALE, E, VOLTA PER VOLTA, DELL'AMBIENTE DI APPRENDIMENTO PROGETTATO.

LE LINEE GUIDA DEL MIUR NEL 2009 SUPERANO IL CONCETTO DI INTEGRAZIONE, INDIVIDUATO E NORMATO DOPO LE LEGGI 517/1977 E 104/1992, BASATE ENTRAMBI SULL'IMPRESCINDIBILE DIRITTO ALL'UGUAGLIANZA E ALLA SOLIDARIETA' DELLA PERSONA, DI OGNI PERSONA ( “UNA SCUOLA CHE ABBIA AL CENTRO LA PERSONA”), E ARRIVA ADDIRITTURA A DETERMINARE UN NUOVO CONCETTO, QUELLO DI INCLUSIONE:
Più CONSONO AL PROCESSO DINAMICO E FLESSIBILE DI APPRENDIMENTO,
Più IN LINEA CON L'IDEA DEL MONDO COME SISTEMA COMPLESSO E BASATO SUI CAMBIAMENTI,
Più ADERENTE AL PRINCIPIO DI UGUAGLIANZA ED AI DIRITTI AD ESSO CONNESSI, E LEGATO ALL'IDEA DELL' ACCOGLIENZA DELL'ALTRO DA Sé ORGANIZZATA SU STRUMENTI QUALI
IL LAVORO DI GRUPPO,
IL COOPERATIVE LEARNING,
L'AFFIANCAMENTO ,
IL MASTERY LEARNING,
LA DIDATTICA LABORATORIALE
L'UTILIZZO DI NUOVI LINGUAGGI MULTIMEDIALI E MULTISENSORIALI
IL RAFFORZAMENTO TRAMITE CORSI INTENSIVI DI BREVE O MEDIA DURATA


LO SCOPO FONDAMENTALE DEL SISTEMA EDUCATIVO NAZIONALE E' RIASSUNTO NE:

L'INCONTRO CON L'ALTRO, EVENTO FONDAMENTALE NEL PROCESSO DI COSTRUZIONE DI UN CITTADINO CONSAPEVOLE E ATTIVO ALL'INTERNO DEI SISTEMI DEMOCRATICI.
ESSO SPINGE
ALL'APERTURA,
ALL'ACCETTAZIONE,
ALLA CURIOSITA' E, DI CONSEGUENZA,
ALL'IDEA DI UNA FORMAZIONE CONTINUA, OSSIA DEL LONGLIFE LEARNING CHE STA ALLA BASE DELLA NUOVA IDEA DI APPRENDIMENTO E DI CITTADINANZA ATTIVA.


JAQUES DELORS (PRES. COMMISSIONE EUROPEA), “NELL'EDUCAZIONE UN TESORO”, 1996, PARLA ESPRESSAMENTE DI UN PROCESSO CHE PORTI AD IMPARARE A: CONOSCEREFARE VIVERE INSIEMEESSERE.


DALLA SCUOLA AL SISTEMA EDUCATIVO NAZIONALE DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE= UN'OTTICA SISTEMICA, DINAMICA, COMPLESSA, INTEGRATA, TRASVERSALE E CONTINUAMENTE IN EVOLUZIONE.
UN SISTEMA ORIENTATO VERSO LE COMPETENZE= SI E' PARLATO DI RIVOLUZIONE DELLE COMPETENZE= DALLA CONOSCENZA STATICA ALL'APPRENDIMENTO DINAMICO

DAL SAPERE “CHE COSA” AL SAPERE “PER”

DA UNA SCUOLA CHE DELIMITAVA IL PERIODO DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE AL CORSO DI STUDI A UN SISTEMA EDUCATIVO CHE PREVEDE UN APPRENDIMENTO PER TUTTA LA VITA.

DA UNO STUDENTE NON Più E NON SOLO SEMPLICEMENTE “BRAVO” A UN CITTADINO “CONSAPEVOLE, ATTIVO E PARTECIPE”LA MASSIMA ESPRESSIONE DI UN SISTEMA DEMOCRATIVO E PARTECIPATIVO SU LARGA SCALA.

LA DISCIPLINA E LA SUA CONOSCENZA DIVENGONO LA BASE DI PARTENZA ( E NON Più IL SOLO FINE ULTIMO) PER IL PROCESSO DI APPRENDIMENTO.

L'ITALIANO, IN QUANTO L1, OSSIA LINGUA MADRE, DIVIENE UNA DISCIPLINA TRASVERSALE
-poiché è TRAMITE ESSA CHE SI VEICOLANO ANCHE LE ALTRE DISCIPLINE,
-poiché è TRAMITE ESSA CHE SI SVILUPPANO LE QUATTRO COMPETENZE DI BASE E LE COMPETENZE DI COMUNICAZIONE E PRODUZIONE ORIGINALE,
-poiché è TRAMITE ESSA CHE SI APRE LA STRADA AL PLURILINGUISMO(L2) ED ALLA MULTICULTURALITA'( LINGUA MADRE, DIALETTI, LINGUA GERGALE, LINGUA DELLA RETE, LINGUA CORRENTE: ASSE DIAFASICO DELLA LINGUA) IN UN'OTTICA DI CONFRONTO-DIALOGO, SIMILITUDINI-DIFFERENZE.

E' inutile che io vi dica che tutto questo prevede un lavoro continuo, per lo stesso docente, di apprendimento e di autovalutazione, nonché di valutazione “esterna”( cfr. le prove INVALSI per come erano nate), al fine di ricalibrare costantemente le proprie azioni e i propri interventi e la valutazione dei processi di apprendimento, anch'essi, quindi, sempre e costantemente modificabili.


Per ora mi fermo qui.

Io credo fortemente che questi elementi siano fondanti ed essenziali per qualsiasi discorso didattico o metadidattico si voglia realizzare o presentare, senza queste basi di partenza ogni “lezione” o ud o uda non ha senso poiché non tiene conto prima di tutto dei dettami della nostra Carta Costituzionale, non assicurando un'uguaglianza di trattamento agli studenti, nonché di come le linee guida europee ed italiane siano cambiate progressivamente ( grazie al contributo delle neuroscienze, della psicologia, della sociologia e della pedagogia sistemica e nello sforzo di adeguare gli enti di educazione alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo ed alle singole Carte Costituzionali di stati Democratici quali quelli Europei sono), al di là, s'intende, della loro concreta e completa attuazione che, a mio avviso, dovrebbe essere realizzata con urgenza e con consapevole senso di responsabilità da ogni singolo docente.

Chi risponde che “questo non è affar suo” viola di fatto la nostra Costituzione e i principi su cui essa si fonda e offende coloro che per essa sono morti e coloro che, in base a questa forma di indifferente e fredda superficialità, vengono espulsi al di fuori del sistema educativo e, di fatto, dalla società.
Può un docente assumersi questa terribile responsabilità? Può impedire ad un alunno( ossia ad un essere umano) di veder realizzato appieno e in tutti i modi possibili il suo diritto all'educazione?Possiamo noi decidere chi deve apprendere e chi no?Chi può diventare un cittadino consapevole e attivo e chi, invece, deve rimanere al di fuori dei meccanismi di partecipazione democratica?
E qui mi viene in mente Don Lorenzo Milani e la sua scuola di Barbiana...dovremmo tutti imparare da lui, ogni giorno, nella nostra vita di persone, di uomini e di donne.
“Non è giusto fare parti uguali tra disuguali” (Don Lorenzo Milani, Esperienze pastorali), in nome di una sedicente uguaglianza noi ci dimentichiamo sistematicamente di chi è in difficoltà, sbandierando la nostra funzione limitata di docenti di discipline, mentre non è così, non è questo ciò che ci viene chiesto, non solo questo. Lo stesso facciamo per le eccellenze, appiattendole per la difficoltà e la fatica di seguirne il percorso di apprendimento più veloce e complesso. Insomma, noi, di fatto, limitiamo loro e limitiamo noi stessi, per non avere più lavoro, più problemi e...più dubbi. Ma non è sul dubbio, sull'incertezza, sulla trasformazione costante che tutto si fonda e vive e respira?
(SEGUE...)
ELDA